da "www.repubblica.it" del 30.8.09 Il Tribunale dei minori di Venezia si è opposto alla decisione della coppia residente a Padova che aveva detto no all'intervento per il piccolo di 4 anni affetto da un tumore oculare. L'assessore: "Speravano in soluzioni diverse. Temono una menomazione del bambino". PADOVA - Hanno scelto il bene superiore, la salute del bimbo, i giudici del Tribunale dei minori di Venezia che hanno tolto temporaneamente la patria potestà a una coppia di nigeriani che avevano detto no alla richiesta dei medici di operare il figlio di 4 anni affetto da un tumore a un bulbo oculare. Il bambino sarà operato probabilmente domani all'ospedale di Padova e poi, se il decorso sarà positivo, quando uscirà sarà riconsegnato alla famiglia, che potrebbe essere seguita dai servizi sociali del Comune. La decisione del tribunale è giunta a conclusione di una vicenda che andava avanti da qualche settimana, dopo che al bimbo era stata diagnosticata una grave malattia a un occhio. I medici, alla luce degli esiti degli esami, avevano proposto un delicato intervento chirurgico. A rendere più urgente l'operazione anche la possibilità che con il passare del tempo la malattia possa estendersi ad altri organi. I genitori del bimbo, però, si erano opposti all'operazione, manifestando la speranza che la malattia potesse regredire senza bisogno di intervenire chirurgicamente. A quel punto, c'è stato il ricorso ai giudici che hanno disposto la sospensione della patria potestà con il conseguente ricovero del bambino. La vicenda, in questa fase, è stata seguita dal personale dei servizi sociali che, una volta ricevuta la decisione del Tribunale, hanno dovuto superare le dure proteste dei familiari prima di riuscire a portare il bimbo in ospedale. Sono dovute intervenire anche alcune 'volanti' della polizia. "I genitori del bambino - ha detto l'assessore comunale ai servizi sociali Claudio Sinigaglia - speravano in soluzioni diverse. Hanno paura che il figlio possa subire una menomazione". La possibile asportazione di un occhio è una questione che sul piano psicologico e culturale "li turba", alla luce anche di paure che affondano nella storia delle loro origini. "Noi - ha assicurato Sinigaglia - continueremo a seguire la vicenda, assieme all'Unità socio-sanitaria che forse interverrà con un aiuto psicologico alla famiglia". A Padova la presenza nigeriana è piuttosto numerosa, tanto che ci sono due chiese dove abitualmente si trovano: una anglofona l'altra francofona.
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