Il guardaroba dei criminali (“La Voce” di Rovigo 10.01.2012) di Patrizia Trapella* e Luca Massaro** L'antropologia visiva studia le manifestazioni del comportamento umano, dall'abbigliamento agli atteggiamenti quotidiani, dai gesti al modo di organizzare lo spazio intorno a se'. Di antropologia visiva si era già occupato Cesare Lombroso, psichiatra, antropologo e criminologo del XIX secolo, il quale nei suoi studi aveva preso in considerazione il modo di vestire del soggetto criminale. Un chiaro esempio di quanto appena detto sono i vestiti ed il cappello del bandito Gasparoni, un famoso capobanda che opero' nello Stato Pontificio nell' 800, esposti al Museo di Antropologia criminale di Torino. Abiti questi dai colori particolarmente sgargianti, accuratissimi nei dettagli e dai ricami preziosi, identificativi di un “capo”. E che dire dei Bravi del Manzoni che lo stesso così descriveva: "Questi sono vestiti bene e dal loro aspetto lasciano intendere chi sieno", proseguendo con la dettagliata descrizione dei baffi e dei particolari ornamenti che addobbavano i due delinquenti distinguendoli dalle persone per bene del tempo. Venendo ai giorni nostri e rimanendo sempre in patria, anche i "malavitosi moderni" hanno un proprio codice a proposito di abbigliamento ed acconciature. In sede di dichiarazioni rese qualche tempo fa dal collaboratore di giustizia Cangiano questi ha affermato che tra i Casalesi i fedelissimi di Zagaria si distinguono da quelli di Schiavone per le diverse marche di scarpe indossate. In sostanza, gli affiliati ad una fazione devono indossare solo una determinata marca di scarpe per essere distinti e riconosciuti dalle altre fazioni e dai terzi. Ed ancora che i fedeli di Schiavone hanno l'obbligo di portare la barba curata ed i capelli senza gelatina, anche questo quale segno di riconoscimento. Se il "look banda" ha come scopo quello di rendersi facilmente riconoscibili e quindi di intimidire coloro che non appartengono al clan, capita purtroppo che gli adolescenti indossino abiti che assomigliano a quelli di una banda, attirando l'attenzione dei malavitosi più adulti e, a volte, mettendo se stessi in grave pericolo. Negli Stati Uniti, proprio per questo motivo, la “Texas Youth Commission” ha messo in rete un dettagliato elenco in cui vengono identificati l'abbigliamento e gli stili di vita di ragazzi e ragazze affiliati a gang. Il tutto con lo scopo di esortare i genitori a non acquistare o non consentire ai propri figli di indossare abiti o ornamenti che membri di bande usano per identificarsi con le stesse, evitando così che possano essere colpiti o addirittura uccisi per un mero scambio di identificazione. Insomma, anche la criminalità ha la sua moda da seguire perseguendo scopi diversi: per distinguersi e farsi riconoscere o per meglio mimetizzarsi in determinati ambienti sociali, finendo in questo secondo caso per passare agli occhi della maggior parte di noi inosservati. In tutti i casi, come scriveva lo scrittore tedesco Erich Maria Remarque "potresti diventare un arcangelo, un pazzo o un criminale e nessuno se ne accorgerebbe. Ma se perdi un bottone...beh, tutti se ne accorgono subito". *avvocato penalista**medico legale con master in criminologia e psichiatria forense. Entrambi Membri della Harvard Associates in Police Science, Baltimore.
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