Il pre-crimine, volontà di controllo o prevenzione? (“La Voce” di Rovigo 20.09.2011) di Patrizia Trapella* e Luca Massaro** Il pre-crimine evoca il mondo dell’informatica e dei computer e nasconde una delle varianti della massima aspirazione caratteristica dell’uomo fin dall’antichità. Quella di arrivare a controllare (conoscere) tutto ciò che lo circonda. Tecnicamente, il pre-crimine è un reato che non è stato compiuto (ancora) e gli studiosi del pre-crimine, propriamente detto, sono coloro i quali cercano di predire, grazie a elaborazioni di dati informatici, il momento in cui un reato verrà commesso, prima che si realizzi materialmente, in modo da poterlo prevenire. La rivoluzionaria metodica di analisi e controllo del crimine si è sviluppata gradualmente negli ultimi anni e non è più solo fantascienza, come in Minority report – film del 2002 in cui una futuristica unità di polizia previene i reati perché li pre-vede; il film deriva la storia da un libro scritto nel 1956 da Philip K. Dick. Nel 2003 in Singapore fu approvata una legge (Computer misuse act) che autorizzava l’arresto preventivo su sospetti definiti credibili per coloro che minacciavano le strutture informatiche nazionali o mettevano a rischio la sicurezza nazionale e i rapporti internazionali. Qualche anno dopo (2006), la polizia di Londra sperimentò la previsione dei reati in alcuni quartieri cittadini mediante la creazione di una lista dei 100 “individui più a rischio” per la sicurezza della società e dei cittadini; per ognuno di questi erano stati approntati minuziosi profili psicologici. Di fatto, la tecnica consisteva nella costante sorveglianza individuale, anche studiando l’incrocio dei dati personali informatizzati (precedenti reati, dati clinici relativi alle condizioni di salute dei soggetti). Nel 2010 Richard Berk, professore di Criminologia della Pennsylvania, mise a punto un pre-crime software – un database contenente più di 60.000 reati, compresi gli omicidi, e multiple informazioni che spaziavano dai precedenti reati dei soggetti al luogo di commissione dei reati, dal tipo di reato all’età del soggetto in cui il reato è stato commesso. Attraverso lo studio di tali dati fu ricavata una percentuale di soggetti che avrebbero potuto ri-commettere il reato. Lo studio era dunque utile per verificare la recidiva – ripetizione del reato. Il programma fu utilizzato dalle forze di polizia di diverse città degli Stati Uniti: Baltimora, Philadelphia e Washington e altre. Nel luglio scorso, gli agenti di polizia del Dipartimento di Santa Cruz (Stati Uniti) hanno testato il CompStat, programma specifico per i reati contro la proprietà quali furti in abitazione e di auto realizzato da un gruppo di ricercatori composto da due matematici, un antropologo e un criminologo. Il metodo, ricavato da quello utilizzato per la previsione dei terremoti, genera, attraverso l’analisi dei dati di reati già commessi, proiezioni su aree geografiche e periodi di tempo che quantificano il rischio del reato futuro – le proiezioni sono ricalibrate quotidianamente perché giornalmente vengono inseriti nuovi dati. In Italia è in funzione nella questura di Milano il Key-crime progettato per i rapinatori seriali ed è specifico nel prevedere non soltanto il luogo e l’ora del reato futuro ma anche l’autore del reato. Una sorta di pre-crimine personalizzato. Bene. I sofisticati programmi informatici di cui abbiano parlato non segnalano tuttavia che il reato si verificherà certamente! Essi quantificano solamente le possibilità che un reato venga commesso. E’ il rischio di accadimento di un evento. Un’altra considerazione. In effetti, il pre-crimine può portare innegabili vantaggi dal punto di vista della sicurezza sociale, primo fra tutti, la riduzione del numero dei reati o almeno di certi tipi di reato, ecc.; ma il medesimo risultato finale – la prevenzione – può passare anche attraverso l’istruzione, l’educazione e l’apprendimento di ruoli e regole sociali. In termini di politica criminale si tratta di scegliere il sistema più valido. Tecnologia e/o impegno umano e sociale? Ma la vera domanda è: desideriamo controllare i reati o garantire la preservazione della specie umana?
*avvocato penalista **medico legale con master in criminologia e psichiatria forense
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