Da "www.libero-news.it" Pubblicato il giorno: 01/08/09 I dati sempre più allarmanti ci dicono che in Italia sono 750.000 gli adolescenti a rischio di abuso di bevande alcoliche (Istituto superiore di Sanità). L’età del primo consumo è scesa a 12,6 anni. Addirittura, il 17,5% dichiara di aver iniziato ad assumere alcol all’età di 11 anni, il 38% dei maschi e il 14% delle femmine sono bevitori, con aumento dei “binge drinkers” (ragazzi che bevono sino a star male alla ricerca dello “sballo”), il 54,6% dei ragazzi tra 15 e 19 hanno provato una ubriacatura almeno una volta nella vita. Nella città di Milano, poi, mediamente si inizia ad assumere alcolici a 11,6 anni (quindi prima rispetto al resto d’Italia e d’Europa). Il 40% dei quindicenni a Milano ha sperimentato almeno una volta nella vita l’esperienza di uno stato di acuta ebbrezza etilica. Il consumo di alcol tra i ragazzi tra i 14 e i 17 anni è passato dal 12,6% al 20,5% negli ultimi sei anni. Questi dati clinici allarmanti e il riscontro avuto anche nei Pronto Soccorso milanesi dove è in aumento il numero di minorenni trasportati per abuso alcolico grave (nel 2008 sono stati condotti al pronto soccorso del Fatebenefratelli 70 minorenni, di cui il 66% femmine), ha indotto il Comune di Milano e, gradualmente, diversi altri Comuni italiani a valutare interventi seri e determinati per contenere i gravi danni alla salute e contrastare il fenomeno al fine di evitare l’ulteriore diffondersi di usanze pericolose e dannose. Questi dati insieme a molti altri, egualmente inquietanti, ci parlano di ragazzi che certamente hanno anche bisogno di ritrovare una cultura e una educazione diversa, ragazzi che sembrano poco capaci di riempire un vuoto interno con risorse proprie, interessi, passioni, e che associano la capacità relazionale, il far gruppo con uno stordimento comune da alcol associato spesso anche all’uso di sostanze stupefacenti: stordimento che, in realtà, impedisce ogni genuina comunicazione e mina la salute. L’ordinanza che limita la possibilità per i giovanissimi di usare e abusare di alcolici è solo un aspetto di un percorso di prevenzione molto più ampio e nasce dalla preoccupazione di tutelare la salute e l’incolumità dei nostri ragazzi, non da un desiderio di reprimere fine a se stesso. E parte da una consapevolezza: che la società si costruisce sui giovani. Oggi ci troviamo di fronte ad una crisi della famiglia e della società senza precedenti. È evidente che un divieto non sia sufficiente da solo, ma rappresenta un messaggio molto chiaro e importante per i giovani e le famiglie. L’ordinanza è stata proposta e caldeggiata dall’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna e subito appoggiata dal sindaco Moratti che ha dato una risonanza nazionale e internazionale a questo provvedimento. «Questa è un’ordinanza che non vuole avere carattere vessatorio» ha detto l’assessore Landi «ma che persegue il bene dei nostri ragazzi. È un’ordinanza del sì, senza ma e senza forse. Quella che voglio diffondere non è una cultura del “no”, ma una cultura del “sì”: sì alla vita, sì alla salute, sì al dialogo tra genitori e figli, sì all’educazione nelle scuole, sì al dialogo tra esercenti e Istituzioni. Siete mai stati nelle zone della movida all’ora dell’happy hour? Avete mai contato quanti ragazzini hanno un cocktail in mano o sono “sballati”? È forse questa la libertà che andiamo cercando? La libertà di aver lasciato che una impressionante parte delle nuove generazioni abbia adottato un vizio così temibile? L’abuso di alcol è e deve restare per tutti noi un nemico numero uno. Ho preso accordi con il preside prof. D’Elia del Liceo Scientifico Vittorio Veneto per iniziare corsi di formazione sulla salute e sulla prevenzione nei giovani». «È ora importante agire contro un’assurda moda che rincorre lo sballo, il mito dell’essere “fuori”, la convinzione che non esiste divertimento se non indotto da sostanze, chimiche o alcoliche. Vietare l’alcol ai minori di 16 anni, sanzionare i bar e i locali che servono alcolici ai minori, sono un tentativo concreto, immediato e tangibile di salvaguardare i giovani in uno dei tanti loro momenti di socializzazione. Certo non basta reprimere e vietare, ma dobbiamo costruire una cultura del bere che superi la cultura dello sballo. Io ho fiducia nelle nuove generazioni, dobbiamo solo fornire ai nostri ragazzi gli strumenti di informazione e di comprensione». «Nel rispetto delle decisioni del Sindaco Moratti, questa ordinanza dovrà essere applicata con determinazione per ottenere i risultati che ci prefiggiamo perché tutta l’Italia sta guardando a Milano come all’apripista di una grande battaglia per il “valore della salute”». L’intento, insomma, è quello di spingere genitori, insegnanti, educatori, gestori di pubblici esercizi a prender maggiore coscienza della reale gravità e diffusione del fenomeno per fronteggiarlo con politiche della salute e dell’educazione che efficacemente preservino i ragazzi da comportamenti autodistruttivi, segnale di malesseri profondi. Dobbiamo restituire ai giovani una idea e una opportunità di divertimento e di crescita che non sia per loro nociva.
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