da "it.notizie.yahoo.com" del 3.9.09 Le Rianimazioni e Terapie Intensive (TI) italiane hanno tradizionalmente una struttura “chiusa” con regole d’accesso molto restrittive che consistono nel divieto o nella forte limitazione all’ingresso e alla presenza di familiari e/o amici (persone significative), confinando i contatti con i pazienti ricoverati a piccole brecce di tempo. Questa chiusura è evidente non solo sul piano temporale, ma anche fisico: basti pensare alla prescrizione di camice, mascherina, guanti, calzari per i visitatori. A questo si associa frequentemente l’impossibilità da parte del visitatore di avere un contatto diretto col paziente, aiutarlo nell’alimentazione, ma anche toccarlo, accarezzarlo, lavarlo. In ultimo viene a soffrire particolarmente l’ambito relazionale, a causa di una comunicazione compressa, frammentata o addirittura abolita tra paziente, equipe e familiari.I ricercatori Roberto Azzi del Dipartimento di Emergenza e Urgenza, Nuovo Ospedale Civile S. Agostino, Estense di Modena e Stefano Bambi del Dipartimento Emergenza Accettazione ed Accoglienza, AO Università Careggi di Firenze hanno tentato di descrivere e misurare la soddisfazione di pazienti, parenti e operatori sanitari rispetto alla liberalizzazione degli orari di visita, mettendo a confronto TI aperte e chiuse mediante la distribuzione di questionari ai parenti dei pazienti ricoverati (Critical Care Family Needs Inventory) ai pazienti (Environmental Stressor Questionnaire) e a medici ed infermieri (Attitudes Toward Visitation In ICUs Questionnaire). È emerso che la maggior parte dei medici non ritiene che una TI aperta sia di ostacolo al piano di cura del paziente, piuttosto può favorire il recupero psico-fisico e un miglior supporto emozionale e un’assistenza più attenta al malato. Gli infermieri invece hanno espresso maggiori dubbi sugli effetti positivi di una TI aperta, in particolar modo perché la presenza dei parenti interferisce con le cure del paziente, per l’aumento del carico di lavoro per l’equipe e per la limitazione dell’efficienza della TI stessa. La maggioranza dei pazienti e parenti si è espressa a favore di un orario di visita allargato. Spiegano Azzi e Bambi: “Rianimazione aperta non significa un ambiente di lavoro senza regole: alle persone in visita è richiesto non solo il massimo rispetto per ogni paziente, ma anche di seguire alcune direttive sull’igiene, come per esempio lavarsi le mani prima e dopo la visita; sulla sicurezza, evitando il contatto con strumenti, presidi, linee vascolari e uscendo dal reparto durante manovre di emergenza. È fondamentale inoltre, permettere al personale sanitario di avere il proprio spazio per poter comunicare liberamente e confidenzialmente e per poter prendersi brevi pause dal lavoro che non siano costantemente interrotte. Dunque non è sufficiente lasciare “aperte le porte” ma occorre anche una seria riflessione sul senso e la qualità dei rapporti con la persona malata e la sua famiglia. Dovrebbero essere garantiti percorsi formativi per il personale per migliorare qualità ed efficacia della comunicazione con pazienti e persone significative. Infine è necessario descrivere ai parenti quello che sta succedendo e motivare le decisioni includendo la famiglia nel processo di cura e informandola”.
Fonte: Azzi R, Bambi S. Terapia Intensiva aperta: un’opzione percorribile? Il punto di vista di pazienti, visitatori e operatori sanitari. Assistenza Infermieristica e Ricerca 2009; 28(2):89-95.
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