da "www.repubblica.it" del 2.9.09 I ricercatori inglesi: se ci logoriamo produciamo un olezzo "chimicamente scoraggiante". Ora l'obiettivo è creare lo spray ideale anti-pungiglioni. ALMENO a una cosa serve questo dannato stress: allontana le zanzare. Era noto che molti odori umani fossero particolarmente sgradevoli all'insetto, sì insaziabile ma di buon naso. Ora alcuni scienziati, che da anni lavorano sull'argomento, hanno aggiunto alla lista delle emanazioni naturalmente repellenti anche questo: l'aroma della nostra umana fatica fisica e nervosa. Quando ci logoriamo, produciamo un olezzo che chimicamente parlando scoraggia le punture. I ricercatori inglesi del Rothamsted Research sono arrivati a questa curiosa conclusione dopo aver identificato tra i 300 e i 400 nostri effluvi quelli che attraggono o respingono gli antipatici morsi. Alcuni, tra cui quelli legati incontestabilmente allo stress, sono risultati presenti in concentrazioni significativamente maggiori. Questione di pelle, di chimica, di feromoni. Come al solito, ma anche diverso: i nervi tesi ci salvano anche un po', emanando sapori ostili. Che gli scienziati provano ora a sintetizzare per ottenere anti-zanzare più efficaci e sicuri di piastrine, spray e presunti miracoli vari. Magari. Finalmente una spiegazione al perché nella stessa serata all'aria aperta alcuni rimangono vittima di assalti e altri la sfangano allegramente. Osservazione empirica sulla quale ha studiato dagli anni '90 il chimico americano Ulrich Bernier del Dipartimento dell'Agricoltura concludendo che biossido di carbonio e acido lattico sono tra le attrattive maggiori per gli insetti. Respiro e sforzo muscolare, dunque tutti potenziali prede, ma perché alcuni più di altri? Al Rothamsted il professor Logan risponde: gli inattraenti producono più sostanze chimiche respingenti. Perché non è solo una questione di prurito, ma anche di malattia e morte: 500 milioni di casi di malaria ogni anno al mondo, e tra questi un milione di morti, oltre a febbre del Nilo, febbre gialla e altre patologie. Al momento i repellenti più efficaci e comuni contengono il DEET (dietilmetilbenzamide), che è risultato essere tossico per il sistema nervoso. Circa 200 milioni di persone lo usano ogni anno e 8 miliardi di dosi sono state applicate negli ultimi 50 anni. Né mangiare aglio in quantità industriali, assumere dove possibile vitamina B1 o cospargerci e strofinarci di verdure e spezie pare abbia alcun fondamento scientifico. Le abbiamo provate tutte, ma noi alle zanzare piacciamo comunque. Chi più e chi meno, appunto. È da qui che sono ripartiti gli studiosi utilizzando una tecnica conosciuta con il nome di "gas cromatografia-elettroantennografia": scomposizione degli odori nei loro elementi costitutivi e ricomposizione delle molecole isolate. Da alcuni volontari che hanno infilato la mano in un tubo pieno di insetti, hanno potuto prelevare dai meno punti il sudore e isolare le molecole che fanno da naturale anti-zanzare. Due i repellenti umani rintracciati, uno somiglia a una specie di acetone per le unghie, l'altro è stato chiamato geranylacetone e sembra avere un odore fruttato e gradevole. L'esatta formula chimica non è stata rivelata, trattative in corso con case produttrici di spray e pomate. Potremmo immaginare lo slogan: "Aumenta il tuo stress e scoraggia la zanzara!". Il professor Logan ammette che i soggetti stressati producono questi ingredienti in maniera naturale anche se il perché non è chiaro, un'ipotesi è che ci sia una causa genetica. Molte domande rimangono sospese, mentre loro pungono, ma si può già ora presupporre un futuro in cui una pillola ci farà "fabbricare" l'antidoto necessario. In attesa della stress pill, un gruppo di entomologi dell'Università della California a Riverside hanno scoperto due sostanze naturali che impediscono alle zanzare di rilevare l'anidride carbonica nella nostra saliva e quindi di "baciarci" mortalmente, mentre altri studi al Monell Chemical Senses Center di Philadelphia si stanno concentrando sui gusti sanguigni delle zanzare. Dolce o acido chissà, ma certo gli piace se ci viene amaro.
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