da "it.notizie.yahoo.com" Roma, 28 ago. (Adnkronos Salute) - In Italia il rischio di morire all'improvviso mentre si fa sport è del 500% superiore rispetto agli Stati Uniti. È quanto emerge da un'indagine condotta dalla Sic (Sanità in cifre), il Centro studi di Federanziani. "Su 224 casi accertati di morte improvvisa a seguito di arresto cardiaco verificatisi negli ultimi 30 anni in Italia, più della metà è avvenuta in un campo di calcio. Negli Stati Uniti si parla di circa 10-13 casi ogni anno. Anche la probabilità che una disgrazia del genere si verifichi è meno di 1 su 250.000 persone", spiega Roberto Messina, presidente di Federanziani e autore del Compendio di sanità in cifre. In Italia nell'84% di questi casi la morte è sopraggiunta in atleti di basso livello agonistico, mentre solo nel 6,4% le vittime di morte improvvisa erano sportivi di livello professionistico. Si è riscontrata, inoltre, una larga prevalenza di maschi. E 9 volte su 10 (89%) l'arresto cardiaco risultato fatale si è verificato durante l'allenamento, mentre solo nell'11% dei casi è avvenuto in gara. Inoltre l'indagine indica che nella grande maggioranza dei casi la morte è avvenuta durante l'attività sportiva, nel 17,4% dei casi immediatamente dopo e solo nel 3,6% subito prima (nello spogliatoio, all'entrata in campo). Dunque la fase in cui gli sportivi sono più a rischio di morte improvvisa è quella dell'esercizio fisico (79%). Per ridurre il rischio di eventi fatali, secondo gli esperti, occorrerebbe eseguire visite accurate e specialistiche per l'idoneità sportiva, e soprattutto dotare i campi di calcio e quelli sportivi di defibrillatori ad hoc. Sono alcuni dei dati che saranno presentati al 'Cedial Racing Cup 2009' II Memorial Laura Nardoni, in programma per domani a Tor San Lorenzo-Ardea (RM), che proseguirà fino al 6 settembre presso la struttura La Pineta dei Liberti (Lungomare della Pineta, 140). L'evento, spiega Federanziani in una nota, ospiterà grandi squadre come Juventus, Milan, Roma, Fiorentina, Lecce, Empoli, insieme alla rappresentanza della squadra della scuola di calcio Cedial Racing e al Tor Tre Teste. In occasione del meeting e della presentazione dei dati Luigi Zulli, esperto di medicina sportiva, discuterà di prevenzione con i tanti giovani atleti e loro famiglie. "L'opinione pubblica accetta con difficoltà che un atleta possa essere vittima di un arresto cardiaco perché nell'immaginario collettivo è considerato un simbolo di salute", spiega Messina. Ma anche recentemente la storia dello sport professionistico è stata segnata da morti improvvise: proprio questa estate il clamoroso decesso del giocatore dell'Espanyol, Daniel Jarque morto a seguito di una crisi sistolica, che si somma al caso del giovane calciatore del Siviglia Antonio Puerta, di Darcy Robinson, 26enne giocatore di hockey, o del calciatore del Benfica Miklos Feher, che a soli 23 anni perse la vita durante un incontro di campionato. "La domanda che è stata posta al Centro studi Sic di Federanziani - prosegue il presidente Messina - è cosa si può fare per contrastare questo fenomeno? Anche se talvolta ci si trova nell'impossibilità di prevedere un rischio di arresto cardiaco, gli esperti concordano che una completa e accurata visita specialistica di idoneità sportiva possa costituire un importante fattore di prevenzione in grado di far diminuire sensibilmente le morti improvvise nello sport". Questa posizione sarebbe sostenuta anche da una ricerca tutta italiana pubblicata sul 'Journal of the American Medical Association'. Lo studio ha confrontato i dati raccolti in Veneto nel periodo tra il 1979 e il 2004 sui casi di morte improvvisa cardiovascolare in una popolazione di atleti con quelli di persone 'normali'. Complessivamente l'incidenza annuale di mortalità è diminuita dell'89% negli atleti mentre è rimasta più o meno uguale nei non sportivi. Inoltre le percentuali di morte improvvisa nei giovani atleti sono scese dal 4,19% al 2,35% dopo l'introduzione nel 1982 dell'Ecg a 12 derivazioni nella visita medica obbligatoria. Inoltre, dai dati raccolti nello screening dei giovani atleti a cura del Centro di medicina sportiva di Padova, si è calcolato che dei 42.386 aspiranti atleti arrivati alla visita medica che comprendeva l'indagine elettrocardiografica, 3.914 (cioè il 9%) hanno dovuto eseguire ulteriori indagini cardiovascolari e alla fine 879 (il 2%) non sono stati riconosciuti idonei all'attività agonistica. Questi dati, quindi, sembrano da un lato dimostrare che approfonditi controlli preliminari sugli atleti riducono le morti improvvise cardiovascolari e dall'altro sostenere l’importanza di uno screening di massa. "Spesso l'unico rimedio per interrompere la fibrillazione ventricolare, che porta all'arresto cardiaco è la defibrillazione elettrica" con un defibrillatore semiautomatico, continua Messina. I provvedimenti legislativi appena adottati aiuteranno, secondo il presidente di Federanziani, a gestire al meglio la situazione di perdita di coscienza di uno sportivo durante l'attività fisica. "Una defibrillazione correttamente eseguita può infatti ripristinare un ritmo cardiaco valido, con ripresa della contrazione efficace del cuore e recupero dello stato di coscienza senza che vi siano danni cerebrali". Ma per raggiungere questi obiettivi occorre intervenire sulla messa in sicurezza dei campi di allenamento e di gara, soprattutto quelli dove si pratica il calcio a livello dilettantistico "in cui più carente sono i mezzi per un rapido soccorso". "Questa azione di prevenzione è realizzabile non solo dotando gli impianti sportivi di strumentazioni di emergenza adeguate, ma anche incrementando la presenza di personale qualificato a bordo campo in grado di intervenire correttamente in caso di necessità per prestare soccorso". Interventi che "possono essere decisivi per salvare la vita di molti sportivi", conclude Messina.
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